RenzaPitton
Architetto

Casa Chiesa

Restauro del Moderno. Casa Chiesa di Gino Valle

Casa Chiesa era stato oggetto di studio negli anni dell’università, avevo camminato radente al fronte interamente chiuso verso strada e soprattutto, ad affascinarmi, c’erano stati i racconti di cari amici che avevano potuto visitarla.

Facile quindi immaginare il mio entusiasmo nel momento in cui i nuovi proprietari mi incaricarono del restauro e della riqualificazione complessiva.
Ignara di quanto mi aspettasse, giravo per le stanze intenta a scoprire le geometrie del progetto del maestro, nel mentre la signora Chiesa raccontava di quanto fosse stato bello abitare lì. “Qui si sta benissimo, non serve andare in vacanza. Questo è un piccolo mondo”.

Ma il fabbricato, oltre che l’affascinate camminata attraverso i tetti e la speciale configurazione interna, presentava evidenti segni di degrado: umidità di risalita, ammaloramento degli intonaci minerali dilavati esterni, infiltrazioni e degrado degli intonaci interni, imponevano significativi interventi di restauro.
Il grande tetto a cappello era coperto con scandole in eternit, il tavolato del solarium, come pure quello dei gradini delle scale esterne, era marcescente, il solaio dell’autorimessa presentava segni di flessione, e la nuova proprietà richiedeva intervento di riqualificazione e rifunzionalizzazione degli spazi in relazione alle esigenze dell’abitare contemporaneo, rispetto alla questione delle dispersioni termiche, e ancor più rispetto alle caratteristiche performanti degli impianti.

Iniziò così il rilievo accurato dello stato delle cose.
A fronte della documentazione fornita dalla signora Chiesa, attivammo la ricerca sia presso l’archivio dello studio Valle sia presso l’archivio del comune di Udine, pochi disegni, essenziali e pochissimi allegati. Che bellezza.
Trovammo disegni e foto del fabbricato preesistente, tavole grafiche attestanti una prima soluzione dell’arch. Valle e soluzioni diverse in riferimento alla struttura di sostegno della copertura, nel mentre il rilievo attestava che la stessa fu diversamente risolta in corso d’opera.
La restituzione grafica del rilievo palesò l’esiguo spessore di alcune murature esterne. Non è possibile, qualcosa non torna, dobbiamo chiedere di fare un saggio. Il rilievo era esatto, la parete era un forato da 8cm.
Nessun vespaio al di sotto dei solai di piano terra, nessuna controparete interna, numerose le criticità per quanto riguarda i ponti termici.

Per quanto concerne gli spazi interni, l’analisi della documentazione d’archivio palesò con chiarezza le parti oggetto di progetto del maestro e quelle rimaste inalterate rispetto al fabbricato preesistente.
Si decise pertanto che si sarebbe operato su un duplice fronte: restauro e risanamento conservativo del progetto Valle e riqualificazione con rivisitazione degli spazi interni che non erano stati oggetto d’intervento e che si voleva potessero entrare ancor più in relazione con la geometria caratterizzante l’intero fabbricato.
Approfondita fu l’analisi che portò alla definizione degli ambiti su cui intervenire, sia per quanto riguarda il restauro, sia che per quanto riguarda la riqualificazione tecnico impiantistica.
Per ciascuno dei materiali caratterizzanti il fabbricato, fu attivata ricerca per verificare se fosse ancora possibile ritrovare quello stesso materiale o quale potesse essere valida sostituzione, pur sempre nel rispetto della configurazione complessiva e delle sue caratteristiche salienti.

Iniziammo il rilievo a maggio del 2011 e i lavori iniziarono a fine agosto 2012.
Fu un lungo processo di resistenza, rispetto al quale, seppur con momenti “difficili” la committenza, nuova proprietaria del fabbricato, offrì ottima partecipazione al recupero del fabbricato.

Impossibile pensare a qualsiasi coibentazione esterna, avrebbe distrutto il dettaglio che, senza soluzione di continuità, risolve l’attacco delle murature alla copertura.
Si optò per puntuali interventi di coibentazione all’interno e laddove il corridoio aveva larghezza di 90 cm si optò per speciale materiale coibente a bassissimo spessore.
Per la copertura a scandole in eternit, fatta salva la necessaria e doverosa sostituzione, la battaglia fu animata, ma alla fine si optò per scandole in zinco titanio che consentirono di rispettare la geometria originaria, consentendo al contempo risolutivi interventi rispetto allo scarico delle acque e al ripristino del prezioso lucernario fronte strada.
Anche per tutte le lattonerie, che erano in “lega venezia” la finitura in zinco titanio risultò valida alternativa.

La sostituzione dei serramenti e dei cassonetti era inevitabile, ma il disegno della partitura dei serramenti avrebbe dovuto corrispondere, il più possibile, al disegno originario; piccole forometrie, che non erano state rimaneggiare dall’arch. Valle, richiedevano un intervento, ma per questo avrebbero dovuto palesarsi come diverse, proponendo un linguaggio non mimetico.

I solai dei locali fronte strada presentavano chiari segni di infiltrazione e la sovrastante terrazza era stata pavimentata con le pietre litografiche provenienti dalle tipografia Chiesa. Le tecniche di stampa erano cambiate e l’arch. Valle pensò bene di utilizzarle per realizzare una stupenda palladiana. Che fare? Si decise di rilevare attentamente il disegno della pavimentazione, numerando le pietre, di rimuoverle accuratamente, di levigarle per ridurne leggermente lo spessore e poter realizzare adeguata impermeabilizzazione e di riposarle. Oggi è bello raccontarlo, ma fu assai impegnativo. L’impresa non capiva e il committente si preoccupava perché i costi stavano lievitando.

Le superfici murarie esterne furono interamente reintonacate con prodotti minerali, dopo aver fatto eseguire numerosi campioni, per cromia e granulometria.

Luogo

Udine

Collaboratori

Valentina Volpito
Arianna Bazzaro

ing. Pietro Mazzanti (strutture)
p.i. Valentino Mondini (impianti meccanici)
p.i. Luigi Battista (impianti elettrici)

Anno

2011 - 2014

Fotografie

Alessandro Paderni / Eye studio